Sembrerebbe che non si sia in grado di imparare dagli errori continuando a ripeterli

Leggendo il giornale questa settimana, quando ho visto i titoli relativi alla proposta sull’obbligo scolastico fino a 18 anni, c’è mancato poco che il caffè (inteso come la bevanda, tanto per capirci), mi andasse per traverso.  Ho pensato ad un viaggio temporale… magari siamo già al primo di aprile? Eppure il calendario parla chiaro, siamo solo alla terza settimana dell’anno! Quindi, scartata anche questa opzione e pensando si trattasse di uno scherzo bislacco, mi sono mio malgrado messo a leggere non sapendo bene se ridere, piangere, o chiedere aiuto a uno psicologo, a uno bravo però…

Idee dogmatiche e anacronistiche

L’uscita dell’attuale consigliere di stato PS, on. Bertoli, mi ha lasciato quantomeno perplesso. Non capisco come oggi si possa ancora proporre ai cittadini idee tanto dogmatiche quanto ideologiche e palesemente di sinistra, frutto di una generazione post ’68 che continua ostinatamente a mettere in pericolo quanto raggiunto con sudore e sacrificio dai nostri genitori e dai nostri nonni. A meno che, ovviamente, lo scopo sia quello di rafforzare l’industria della socialità creando ulteriori posti di lavoro statali, quest’ultimi non sempre però necessari.

Conseguenze di una decisione rischiosa

Al di là dei problemi di resistenza fisica e psicologica dei giovani di oggi, che si tramutano sempre più spesso in gravi problemi di salute, un obbligo scolastico come quello proposto fino ai 18 anni di sicuro non spronerebbe nessuno a trovare da solo la propria strada. Semmai si rischierebbe di ottenere ancora più pargoli viziati, mantenuti dai genitori o dallo Stato, svogliati, che avranno perso altri tre anni della loro vita prima di doversi svegliare e che a 18 anni saranno cittadini con facoltà di decidere della loro vita e votare in piena autonomia. Già questo aspetto dovrebbe far riflettere e portare alla conclusione che un obbligo scolastico fino ai 18 anni dovrebbe automaticamente comportare un aumento della maggiore età ai 21. Ma qui, ovviamente, il PS se ne guarda bene dal fare il passo più lungo della gamba.

È necessaria una vera riforma

La soluzione alla problematica dei giovani in assistenza va semmai ricercata in una riforma concreta dell’educazione primaria e dei servizi ad essa associati.

In primis, bisogna anticipare la differenziazione dei percorsi formativi in base a talento, competenze e merito degli studenti già all’inizio delle scuole medie. Non potremo mai formare dei tuttologi. Ogni bambino o ragazzo va compreso e invogliato a seguire la strada che più gli si addice. Chi nelle materie umanistiche, chi in quelle scientifiche, chi in quelle artistiche. Le prestazioni andranno misurate per permettere ai più deboli di essere seguiti con maggior cura, mentre ai più bravi si dovrà permettere di continuare il più rapidamente possibile verso la formazione secondaria e terziaria.

Passerelle e competenze trasversali

Quale ulteriore incentivo, si dovranno prevedere le passerelle per muoversi dal programma “lento” a quello “veloce”, ovviamente impiegando il tempo che sarà necessario allo sviluppo delle competenze degli studenti, senza discriminazioni o limitazioni. Queste passerelle potranno essere ad esempio organizzate durante il periodo estivo, oppure con anni supplementari di scuola, che d’altro canto già esistono. Già oggi, infatti, un apprendista muratore ha la facoltà di diventare professore in ingegneria.

Inoltre, si dovranno insegnare anche quelle competenze di base e trasversali che permetteranno ai futuri cittadini di vivere nella società moderna. Parliamo in questo caso di economia domestica nel senso ampio del termine, civica, diritto, informatica d’uso comune, salute e benessere sia fisico che psichico.

Adeguamento dell’orientamento scolastico

Un grande lavoro rimane inoltre da fare tramite i servizi di orientamento. Quante volte mi sono sentito dire di riporre nel cassetto le mie fantasticherie di divenire pilota di elicotteri… troppe. Se avessi dato retta all’orientamento professionale dei tempi, sicuramente oggi non avrei raggiunto i miei obiettivi personali e non leggereste questo mio scritto. Troppe carriere, troppe vite vengono distrutte sin dall’inizio mediante un approccio ottuso, tendente a categorizzare quale educazione “accettabile” unicamente il liceo, sminuendo quelli che invece sono i grandissimi pregi del nostro sistema duale.

Ridurre il divario tra economia reale e scuola

L’avvicinamento del mondo del lavoro potrebbe avvenire durante il lungo periodo estivo, durante il quale tutti i ragazzi dovrebbero essere impegnati in stage di formazione pratica, oppure in stage di formazione in altre materie quali le lingue straniere.

Un’ ulteriore ricetta per far conoscere meglio da un altro punto di vista il mondo del lavoro nelle scuole e ridurre così il divario tra la vita reale e la campana di vetro in cui opera la quasi totalità del corpo docente è la seguente: favorire l’assunzione di docenti delle scuole medie che abbiano almeno un quinquennio di esperienza nell’economia privata. Ma soprattutto adeguare immediatamente quello che è il percorso di abilitazione attuale, vero killer di carriere di validissimi docenti, che comprensibilmente preferiscono l’economia privata piuttosto che un percorso di formazione pedagogica inadeguata.

L’aspetto politico dell’educazione

Lasciare in mano socialista per un ulteriore quadriennio il tema così importante dell’educazione, porta nell’ipotesi migliore un nuovo altolà come per “la scuola che verrà”, e farà perdere di nuovo troppo tempo prima che la necessaria riforma del sistema scolastico venga studiata e attuata. I vertici del DECS devono essere condotti con modalità che permettano lo scambio di opinioni, non con metodi che rasentano quelli dell’ex URSS. Aiutate dunque il PLR ad ottenere il secondo seggio in Consiglio di Stato. Aiutate il PLR a rafforzare la sua posizione in Gran Consiglio. #facciamolo

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